Heinrich Kusch & Agartha
Heinrich Kusch, gallerie, Agartha...
Heinrich Kusch, tunnels, Agartha...
La Leggenda di Agharti, Il diario dell’ammiraglio R.E.Byrd,
Natita, Agharta e la Terra Cava, Italia sotterranea: Soncino e Castell’Arquato,
La teoria della Terra Cava, Akakor, Ahnenerbe
Hollow
Earth
Heinrich Kusch
- Italiano (di
Enrica Perucchietti – ildemocratico.com)
Rivenuta rete di gallerie sotterranee che secondo
l’archeologo tedesco Heinrich Kusch collegherebbe la Scozia alla Turchia. La
scoperta potrebbe rivoluzionare il campo dell’archeologia e portare ad una
revisione della storiografia antica, così come potrebbe scontrarsi contro la
cittadella accademica o sgonfiarsi alla prova dei fatti. Non abbiamo infatti
ancora dati sufficienti per inquadrare la notizia diffusa dall’archeologo
tedesco Heinrich Kusch che ha dato alle stampe il suo libro Secrets Of The
Underground Door To An Ancient World. Dopo la scoperta nel 1994 di Gobleki Tepe
risalente a 12 mila anni fa e destinata a riscrivere la storia del Neolitico,
ora emerge un’altra costruzione megalitica, altrettanto misteriosa: una rete di
un migliaio di tunnel sotterranei che avrebbe collegato la Scozia alla Turchia
– dove, guarda caso, si trovano proprio gli scavi di Gobleki Tepe, al confine
dell’Iraq…Dopo la scoperta in varie parti d’Europa, tra cui Austria e Germania,
di tratti di tunnel, scavati nella roccia, presumibilmente risalenti al
Neolitico, Kusch avrebbe dedotto che intorno al 10000 a. C. una popolazione
sconosciuta avrebbe costruito i tunnel, o perlomeno avrebbe dato vita al
progetto di un mega tunnel sotterraneo che avrebbe unito l’Europa alla Turchia.
Il Dr. Kush ha infatti dichiarato al German Herald che in
Baviera sarebbero stati rivenuti ben 700 metri di questa rete sotterranea,
mentre in Austria 350 metri, ma in tutto si tratterebbe di un migliaio di
tratti di galleria. Se non possiamo ancora accertare l’esistenza di un unico
tunnel sotterraneo scavato nella roccia e al di sotto del livello del mare, è
innegabile l’esistenza di diversi tratti di gallerie risalenti, secondo gli
studiosi, al Neolitico. Ora, viene da domandarsi il perché di queste immani
costruzioni, gli strumenti utilizzati per scavare gallerie sotterranee e il
tempo impiegato. In merito al primo interrogativo gli studiosi sembrano
orientati a spiegare l’architettura neolitica come una forma di rifugio della
popolazione dai “predatori” in superficie: uno stratagemma simile non trova
però riscontro in studi o scoperte precedenti.
In secondo luogo, quanto tempo potevano passare rifugiati
sottoterra i nostri avi senza canaline o condutture d’aria? I passaggi
sotterranei misurano all’incirca 70 cm, ma in alcuni punti si allargherebbero
lasciando spazio a delle vere e proprie “camere” dall’utilizzo sconosciuto, che
farebbero però pensare alla Camera del Re e alla Camera della Regina della
Piramide di Cheope. Un inutile esercizio di sincretismo archeologico? Forse, ma
anche nel caso della Grande piramide ci troviamo di fronte a dei veri e propri
enigmi, come la mancanza di cartigli o iscrizioni, la presenza dello Zed, e la
difficoltà di accesso alla Camera della Regina. La rete sotterranea poteva
avere anche una funzione “iniziatica” come probabilmente aveva la Grande
Piramide, o serviva soltanto come passaggio da un luogo all’altro del pianeta?
E in questo caso, che importanza dovremmo dare alle leggende che narrano di
costruzioni sotterranee e di popoli che abitavano nelle viscere della Terra?
Gli uomini del Neolitico potrebbero aver “imitato” delle creature che vedevano
entrare e uscire della grotte o da nascoste entrate al mondo infero? In attesa
di una conferma da parte dei geologi, la data di costruzione della rete
sotterranea sembra coincidere con quella del sito di Gobleki Tepe. Ciò farebbe
almeno supporre che possa essere esistita una popolazione anti diluviana più
evoluta del classico “uomo del Neolitico”, come abbiamo imparato a conoscerlo
dalle conclusioni dell’archeologia accademica. Senza con questo dover
necessariamente rispolverare il mito di Atlantide, Lemuria o Mu, non è così
inverosimile teorizzare che siano esistite popolazioni scomparse con il Diluvio
(riportato dai miti e dalle religioni classiche e accertato dalla geologia)
autrici di quelle vere e proprie “anomalie” del sistema storiografico che
stentano a farsi ricomprendere sotto la categoria di civiltà “primitive”. Non è
certo perché avevano a disposizione “molto tempo libero”, come alcuni
archeologi hanno ipotizzato, che culture classificate come “primitive”
avrebbero potuto dare vita a una rete sotterranea di tunnel o ai megaliti di
Gobleki Tepe, dotati soltanto di selci e molta pazienza. Il tentativo di
banalizzare le scoperte contemporanee perché la loro portata storico-simbolica
sfugge ancora ai nostri cervelli positivisti, è ridicolo. Ed è un insulto a
quelle popolazione che hanno impiegato decine o centinaia di anni per dare vita
a complesse costruzione, il cui fine ancora ci sfugge per nostra limitatezza,
non a causa loro… Se negli ultimi trent’anni stanno emergendo dei reperti – e
in questo senso vanno ricomprese anche le ossa di scheletri di Giganti rivenute
in tutto il mondo – che sfidano il sapere comune e che non sono per questo
“catalogabili” negli schemi che ci siamo fissati finora, forse, sono quelli
stessi schemi – per quanto difficile e doloroso possa essere – che dovrebbero
essere riveduti. Dal punto di vista storico, antropologico, filologico questi
reperti non possono essere stipati a forza in categorie che non li possono
contenere. Questa è una violenza che uno storico per quanto convinto delle
proprie “credenze” e di quanto appreso fino ad ora, dovrebbe rendersi umilmente
conto. In secondo luogo ci si dovrebbe chiedere quali strumenti siano stati
utilizzati ben dodicimila anni fa per scavare questa rete sotterranea e se,
come sostiene l’archeologo tedesco, in seguito sorsero in prossimità delle entrate
alle gallerie luoghi di culto e Chiese.
L’esistenza di queste gallerie era forse conosciuta anche
in un recente passato? E se così fosse, perché questo segreto è rimasto
letteralmente “sepolto” fino ad oggi?
- English
(Daily Mail Reporter)
Going
underground: The massive European network of Stone Age tunnels that weaves from
Scotland to Turkey. Evidence of tunnels has been found under hundreds of
Neolithic settlements. That so many tunnels have survived after 12,000 years
shows that the original network must have been enormous. Stone
Age man created a massive network of underground tunnels criss-crossing Europe
from Scotland to Turkey, a new book on the ancient superhighways has claimed. German
archaeologist Dr Heinrich Kusch said evidence of the tunnels has been found
under hundreds of Neolithic settlements all over the continent. In his book -
Secrets Of The Underground Door To An Ancient World - he claims the fact that
so many have survived after 12,000 years shows that the original tunnel network
must have been enormous. 'In
Bavaria in Germany alone we have found 700metres of these underground tunnel
networks. In Styria in Austria we have found 350metres,' he said. 'Across
Europe there were thousands of them - from the north in Scotland down to the
Mediterranean. 'Most
are not much larger than big wormholes - just 70cm wide - just wide enough for
a person to wriggle along but nothing else. 'They
are interspersed with nooks, at some places it's larger and there is seating,
or storage chambers and rooms. 'They do
not all link up but taken together it is a massive underground network.' Some
experts believe the network was a way of protecting man from predators while
others believe that some of the linked tunnels were used like motorways are
today, for people to travel safely regardless of wars or violence or even
weather above ground.
The book
notes that chapels were often built by the entrances perhaps because the Church
were afraid of the heathen legacy the tunnels might have represented, and
wanted to negate their influence.