Saharawi
Saharawi Tea (KolorAzul)
Alcuni anni fa grazie al mio amico mosaicista ed alla sua
collaborazione con l’Associazione di Solidarietà e Amicizia con il Popolo
Saharawi: A.S.A.P.S. Enzo Mazzarini” ho scoperto il dramma del popolo Saharawi di
cui si parla sempre pochissimo.
Qui troverete:
poesie, musica, sitiweb, foto di Andrew Mc
Connell e la presentazione (video e articoli) del documentario di Javier Bardem
Some
years ago thanks to my friend mosaicist and his collaboration with the activities
of “The Association of Solidarity and Friendship with the people of Saharawi: A.S.A.P.S.
Enzo Mazzarini” I have been aware about the tragedy of Saharawi people, topic
that continue to being almost ignored.
Here you
will find:
poetry (just in Italian language), music, websites, photos of Andrew
Mc Connell , and the presentation of Javier Bardem’s documentary with videos and articles
Pics – Andrew
Mc Connell
Italiano
English
Sandblast
voices and vision of Western Sahara
Sahara
Culture
(Italiano,
English, French, Deutsch, Spanish, Portuguese… )
Artigianato e mestieri, Letteratura, poesia e musica,
Concorso di poesia, Al khayma, Moda ed abbigliamento, Matrimonio, Il tè, Giochi
popolari, Arti popolari, Racconti popolari, Arte culinaria
La vita nel
deserto, Le arti contemporanee , Libri hassani, Musei, Provverbi hassani,
Festival culturali
I zaaouia del Sahara
Handicraft
& Crafts, Literature & Poetry, Al khayma, Nomads Shelter, Fashion &
Clothes, Marriage
Tea, Popular Games, Popular Arts, Popular
Tales, Cooking Art, Life in the Desert, Contemporary Arts
Hassani Books, Museums, Hassani Proverbs,
Cultural Festivals, Sahara Religious Zawiyas
L'Attore spagnolo e il cortometraggio «Hijos de las nubes»
Da http://www.corriere.it di Gaja Pellegrini
Javier Bardem gira un documentario per i Saharawi, «un
popolo ancora senza patria»
L'impegno per i diritti di questa popolazione che abita
il Sahara Occidentale,
considerato ancora territorio marocchino
Javier Bardem, che veste spesso i panni del cattivo/antieroe,
ha girato un documentario sui Saharawi, gli abitanti del Sahara Occidentale.
L'attore, riconosciuto a livello internazionale per il suo talento, spiega così
la genesi del suo impegno: «Ho visitato i campi profughi per la prima volta nel
2008. Ho vissuto con loro nelle loro tende, ho diviso con loro il cibo e
ascoltato le loro storie. Sono un popolo che dimostra grande dignità e capacità
di resistenza. È una disgrazia internazionale che generazioni di Saharawi
nascano, vivano e muoiano nei campi profughi mentre quelli rimasti nel Sahara
Occidentale soffrono sotto la repressione nei territori occupati, dimenticati
da oltre 20 anni. Nessuno ascolta la loro sofferenza». Poi la decisione di fare
qualcosa per loro. «Chiesi come potevo rendermi utile. "Sei un medico?
Un’infermiere? Un esperto di logistica?’" "No, ma posso aiutare a
darvi una voce" ed è quello che ho fatto». Così con il regista Alvaro
Longoria decide girare un documentario, Hijos de las Nubes, su quest’ ultima
colonia africana.
Il filmato è stato presentato di recente al Parlamento
Europeo».
COLONIA FINO AL '75 - La storia dei saharawi parte da
lontano. Il Sahara Occidentale fu colonia spagnola dal 1884 fino al 1975. Dopo
la Spagna, subentrarono il Marocco e la Mauritania. In seguito all’ostinata
resistenza del Fronte Polisario (FP), il movimento per la liberazione del
popolo Saharawi, la Mauritania rinunciò al territorio nel 1979. Il Fronte
Polisario ottenne l' appoggio dall’Algeria mentre il Marocco quello della
Francia e degli Stati Uniti. Per sfuggire alla guerra, la popolazione civile
Saharawi fu costretta a scappare nei campi profughi in Algeria, dove vive
ancora oggi. Il Primo Ministro (FP), Abdelkader Taleb Omar, precisa: «La
popolazione civile in fuga veniva bombardata con il napalm e con il fosforo
bianco». Nel 1991 si raggiunse un cessate il fuoco. Le Nazioni Unite (MINURSO)
con l’accordo delle due parti, avrebbero dovuto organizzare per l’anno
successivo un referendum di autodeterminazione. Questo referendum non ha ancora
avuto luogo. Alcuni membri del Consiglio di Sicurezza (Francia e Stati Uniti)
con il veto impediscono di fatto che il mandato della MINURSO includa la tutela
dei diritti umani, con conseguenti gravi violazioni per il popolo Saharawi. Un
protocollo ‘chapter 6’,
come in Rwanda, che non permette di intervenire per
difendere i civili.
LA PRIMAVERA ARABA PARTITA DA QUI - Ma ogggi è possibile
pensare a una primavera Araba nel Sahara Occidentale? Ed è probabile una
ripresa della lotta armata? Bardem spiega: «Mi preoccupa sentire sempre più
giovani disposti a riprendere la lotta armata». Le testimonianze raccolte nei
campi profughi in Algeria sembrerebbero confermare questa tesi. Il segretario
generale dell’unione studenti (UJSARIO), Ahmed Lehbib Abdi, dichiara in un perfetto
inglese e con grande eloquenza che «per avere un reale poter di negoziazione
con il Marocco, bisogna procuragli perdite economiche, per costringere il
governo ad una seria volontà di negoziare». Secondo lui, la Primavera Araba,
sul modello egiziano o tunisino, non potrà mai funzionare nel Sahara
Occidentale perché la capitale del Sahara Occidentale è Rabat, ossia si trova
in territorio marocchino, e non è El-Ayoun (antica capitale del Sahara
Occidentale). La pacifica resistenza di oltre 20 mila persone a Gdeim Izik
nell’autunno del 2010 finì nel sangue con la repressione marocchina. Secondo il
filologo Noam Chomsky, l’evento è stato l’inizio della Primavera Araba. Di
fronte alle mancate promesse per un futuro inesistente, una giovane
generazione, ben istruita, si chiede: dopo 20 anni di negoziati pacifici che
non hanno portato a nulla, si sta perdendo l’occasione per una Primavera Araba
Saharawi? Il recente naufragio dei negoziati delle Nazioni Unite di maggio, in
seguito al rifiuto del Marocco di riconoscere l’autorità dell’inviato speciale
Christofer Ross, non è di buon auspicio.
INTERESSI EUROPEI - Il Ministro degli Affari Esteri (FP),
Ould Salek, dai campi profughi, aggiunge «Mi rivolgo all’Europa ed all’Italia.
L’attuale situazione esplosiva nel Sahel non può essere ignorata. Un
mantenimento dello status quo da parte dell’Europa per motivi di sicurezza (ed
dei suoi interessi) sarà controproducente se non si terrà conto di questo
conflitto irrisolto». Fra questi interessi vi sono gli importanti accordi di
pesca con il Marocco (le acque del Sahara Occidentale sono le piu’ pescose di
tutta l’Africa) e la sua ricchezza in fosfati. Davanti all’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite Javier Bardem ha dichiarato: «La Primavera Araba ci ha
mandato un segnale chiaro, il popolo [Saharawi] deve potersi esprimere».
Bardem shows plight of Saharawi in film documentary
From http://www.reuters.com Editing by Paul
Day, Fiona Ortiz and Bob Tourtellotte
Astonished
by squalid conditions he saw when he first travelled to Saharawi refugee camps
in southwestern Algeria four years ago, Spanish actor Javier Bardem has told
the story of the former Spanish colony in Northern Africa in a new documentary.
"Sons
of the Clouds", which screened at the Berlin film festival in January and
premiered this weekend in Spain, was produced by and stars Bardem, who won an
Oscar for his role as a stoic hitman in the Coen Brothers' "No Country for
Old Men."
"(The
documentary) was born out of necessity to help these people," Bardem, 43,
said last week on Spanish radio.
The
plight of the Saharawi, former residents of Western Sahara who now live in
refugee camps in neighboring Algeria, is one of the world's forgotten
conflicts.
But it
is a cause close to the hearts of many Spaniards, who take hundreds of Saharawi
children into their homes every year over the summer holidays and organize a
yearly film festival in the refugee camps.
"Sons
of the Clouds" features more than 70 interviews with experts, politicians
and analysts who try to explain the situation in Western Sahara which, as a
Spanish province in the 1960s, guaranteed Spanish nationality to its
inhabitants.
"We
want people to draw their own conclusions", Bardem said.
Western
Sahara, bordered by Morocco, Algeria, Mauritania and the Atlantic Ocean, was a
Spanish colony until November 1975 before Morocco annexed it and sent more than
300,000
civilian settlers into the territory.
Around
150,000 Saharawis fled the region and have lived in exile deep in Algeria's Hamada,
or desert within the desert, for 37 years. They want to return to their
homeland and inhabit their own, free country.
An
independence movement, Polisario Front, waged a low-level war against Morocco
until the United Nations brokered a cease-fire in 1991 on the promise of a
referendum to decide the fate of the territory, which is about the size of
Britain and boasts phosphates, fisheries and, potentially, oil and gas.
Differences
between the two sides over who would be eligible to vote undermined the referendum
and today, Moroccan capital Rabat offers only limited autonomy to what it
considers its southern provinces.
"Enough
is enough, no more delays, the time has come for a just solution. The people of
Western Sahara must be allowed to speak," Bardem said last October in a
plea before U.N. General Assembly's decolonization committee.
Spanish
activists and politicians have been blocked from entering the territory on
fact-finding missions.
Rabat
has criticized the U.N. envoy to the contested territory, Christopher Ross, and
a U.N. report, published last month, which suggested Morocco may have been
spying on the world body's monitoring force.
Morocco
and Algeria-backed Polisario have held several rounds of talks mediated by the
U.N. over the past five years, but none have made any progress.
Bardem's
film will be shown in the European Parliament on May 29.
Canto Saharawi
Solo chi vive nel deserto ne conosce il silenzio
Che scende da ogni stella palpitante
E dalla bianca tomba della luna
Si stende senza palpiti il deserto
Simile al cuore di una donna morta
Che nessuna carezza risveglia
Solo chi è perso nel deserto
Senza canti di uccelli
Né stormire di fronde
Nell’arido grigiore di pietra e sabbia
La vera solitudine conosce
Io mi sono disteso
In questa immensità che scava
Di sotto ai nostri piedi
La cuna della tomba e del vagito
ANONIMO
Donna dai capelli
neri
cascata
universale di notte apparsa
con il tuo
sorriso.
Creasti una vita
di ansie e diritti
in un popolo che
ti venera.
Le tue parole,
consolazione del
ferito e ricetta contro il dolore,
sguainano pugnali
di rose
che fioriscono
sulla patria.
E le tue mani
mansuete
per mordere il
bordo del pane e la vita sono ribelli,
quando impugni le
armi
e difendi i tuoi
figli.
Donna fatta di
sole, sabbia e ragione
il tuo dolore
immenso e` il peso che ci opprime
e il tuo grido
alle "jaimas"
dove il tuo
sudore e` pane, case, scuole e ospedali
si erge
schiaffeggiando
il tempo e gia`
sei ascoltata.
Donna nel tuo
sguardo
c`e` odio per
l`invasore
ma cresce la
speranza
e l`amore si
scatena
come cataclisma
di passioni.
Donna tu sei il
popolo, anche Tu sei rivoluzione
SALEH ABDALAHI HAMUDI
Sogno
Sogna il bambino un giorno
poter sbatter nel cielo le sue ali.
Sogna il cosmonauta poter
stringer nelle sue mani il suo pianeta.
Tutti sognano lassù.
Sogna l’austronauta,
di abbandonare il suo telescopio
e di avvicinarsi un giorno agli astri
galloppando sulla sua adorata cometa,
sognano anche gli innamorati
di vivere una luna eterna.
Tutti sognano lassù
E io, sogno solo di poter nella mia terra
un giorno alzare al cielo la mia bandiera.
Vieni
Vieni con la tua umanità
per sentirti più uomo
a sentire l’assenza della patria
nella distanza dell’oblio,
a sentire l’erosione del tempo
che arrugginì le nostre ossa
senza nome.
Vieni a vivere la mia pazienza incerta
che riposa sugli strascichi
della guerra,
a evitare la morte che trascina
la mia sorte,
ad asciugare le silenziose lacrime che
soffocano le nostre anime.
Vieni a salvare l’innocenza che si perde
tra la polvere del deserto e la polvere nera,
e sperare nelle mie ore d’esilio
il compimento delle mie preghiere.
Vieni, e quando sarai tornato non smettere
di essere l’eco dell mia umana voce
che reclama senza fiato la LIBERTA’
Madre
Madre so che soffri,
so che il tuo dolore ti fa piangere e
che le tue lacrime sono di cera e di calore.
Madre so che ti hanno accecato gli occhi
e ti hanno soffocato la voce
per non cantare al mondo la tua libertà.
Madre so che dalle tue braccia
ti hanno strappato i figli
che i tuoi seni desideravano
alimentare con amore e
so che ancor più dei i tuoi seni
desideravi insegnare loro la tua storia e la tua cultura.
Madre so che il tuo pianto,
il tuo pianto muto c’è ancora
e tutti lo possono sentire.
Madre saprò anche che canterai
canterai con una voce che arriverà all’aldilà
e quando l’alba spunterà, le tue braccia si apriranno per i tuoi figli che sono
qui e là.
Madre saprò che la tua alba illuminerà
i punti cardinali e ancora oltre
la frontiera e il mare.
E le tue lacrime Madre?
Oh le tue lacrime questa volta saranno
di gioia e di felicità
e quando tutto avverrà
quando la corona tornerà nel suo regno
tu, tu, Madre Patria, sicuro,
sicuro che dimenticherai
Perché il tuo cuore è tutto
PANE E AMORE.
Me ne andrò.
Dove andrai, senza sapere dove?
-Anche se non lo so, lasciami andare
me ne andrò con il vento e non importa
lasciare tracce
me ne andrò di nuvola in nuvola anche se non piove
me ne andrò con le stelle anche se non brillano
me ne andrò scalzo e non solo per sfuggire
le guerre, l’indifferenza, la fame
l’odio che si nasconde nelle vene,
le minacce e le vendette che puntano
alle spalle
io sono nomade, son nato nella sabbia sotto il sole
come gli animali
sono libero come il vento, come la carovane
che rompono l’immensità, sono libero,
figlio delle terra e della sua grandezza
ho tanti fratelli che voglio conoscere
e voglio abbracciare
e soprattutto quelli che lottano per la libertà
dove andrai, senza sapere dove?
-Dove non importa, lasciami solo andare
e non voglio che mi mostri l’oriente o l’occidente
né il nord o il sud, lasciami solo andare a mostrare
questo cuore libero
imprigionato dentro di me
per sfidare le barriere del colore e
della religione
dove andrai se non sai come?
come non importa
perché ho nella fronte un sole
E nella voce un clamore
me ne andrò di palmo in palmo di abbraccio in abbraccio
perché appartengo a tutte le stirpi
e a tutte le credenze
me ne andrò anche se tu non vuoi per abbattere
le frontiere e per mischiare le razze
me ne andrò anche se tu non vuoi per costruire
a cielo aperto un luogo senza nome
dove gli uomini sotto il sole si fondono in abbracci e perdoni
perché tutti abbiamo lo stesso sangue e sotto il sole la stessa ombra
Noi
In questa intemperie rimaniamo
noi, quelli di sempre,
quelli che lottano con i loro corpi nudi,
contro i lacerati denti del tempo che ci corrodono.
Quelli che soffocarono i loro cuori feriti
e legarono le proprie mani
al volo bianco delle colombe.
Quelli che muoiono, nascono, sognano
e soprattutto, sperano di strappare
dalle ceneri l’identità
di un cuore in fiamme.
MOHAMED SIDATI
Sahara mio, ti amo
Dura è la vita,
Sole ardente.
Sole accecante,
Sole inclemente.
Questo è il Sahara.
Acqua, dove sei?
Miraggi, inganni,
solo miraggi.
Terra assettata
Cielo duro come il turquese,
Cielo sordo ai miei lamenti,
Dammi almeno una lacrima di pioggia
Il verde è solo un sogno,
Neanche un filo d’erba,
Nè il fresco riparo di un’ombra.
Terra sii generosa,
Dammi una primavera,
Dammi almeno un fiore
Terra mia,
Nonostante le sofferenze che mi dai,
Io ti amo.
Deserto mio ti difendo,
Ti ho difeso,
e ti difenderò sempre.
Non hai ombra
e i miei nemici ti profanano.
Non hai dolci frutti
e gli insaziabili ti invadono
Terra arida e ferita.
Patria povera e profanata.
Sangue e sangue.
Paese dei miei sogni
dei miei incubi.
Prigione e tortura,
I tuoi figli nelle mani del carnefice.
Patria povera,
patria estrema
Ti sei armata.
Patria che non posso baciare
quanto ti desidero…
Sahara mio,
Io ti amo,
e ti difendo
Ti prometto,
Ti darò la tua primavera.
FATMA GALIA
Lacrime di un popolo ferito
Lacrime, lacrime
Lacrime di un popolo ferito
da schiere di carri armati e cannoni que
seminarono un bosco di bombe e morti.
Grida di sentieri insanguinati
donne terrorizzate e senza passato
moschee abbattute da pellegrini senza pietà.
Lacrime di un popolo ferito da uccelli di fuoco
e proiettili di veleno.
Colombe messaggere di pace che
volano sul deserto tristi e silenziose
in lutto per il martire caduto.
Pianti di bambini orfani e madri vedove
che persero la persona amata.
Lacrime di un popolo ferito sparse
in terre straniere.
Anime inncenti rassegante dall’esilio
e dalla guerra dell’oblio.
Eroi, eroi invincibili solo con la volontà
e la speranza sono sopravvissuti .
Lacrime, lacrime.
Lacrime di un popolo ferito
SAS NAH LAROSI
Alla libertà
Arriva un altro giorno
e non so più cosa fare
si avvolge nel tuo ricordo adorato Sahara
Il mio dolore con i postumi dei colpi del passato
e mi tornano in mente
i più terribili anni della guerra.
Quelli in cui mi strapparono dalle tue braccia
a forza di fosforo e napalm e
grazie al tuo amore riusciì a sopravvivere
quando tutto era contro di me
e la sorte era già segnata
Se non era il freddo, era il caldo
Se non era la fame era la sete
Se non era la febbre era il colera
Se non erano le mine e rano le bombe radioattive
Se non erano le torture
erano gli scomparsi
se non era male era peggio.
Infine: lo sterminio
e tutto per colpa di un malaledetto sogno espansionista
del più malvaggio re
e del suo ingannevole modo di vedere il mondo
intorno a sè.
E il tuo amore,
solo il tuo amore era il rimedio
Il miracolo, che curava tutto
Che cresce sempre di più.
Oggi lo sentiì più forte che mai
Mi hanno parlato le acque dei tuoi fiumi e dei tuoi mari,
grazie a loro lo sentiì.
Mi hanno parlato i tuoi alberi e le tue palme
e grazie a loro lo sentiì.
Allora mi dicesti adorato Sahara:
Presto!!:
presto ci sarà una nuova alba
e quella luce crescerà o schiarirà tutto
dopo tanti secoli di oscurità
E solo allora canteremo i canti più felici
Canteremo l’amore e l’amicizia
Canteremo gli amici e la fratellanza.
E canteremo tutti insieme:
VIVA IL SAHARA LIBERO…VIVA LA LIBERTA