Valeria Luongo: L' underground mistico di Londra - London’s underground mystical scene

 

Valeria Luongo: antropologa visual, fotografa, documentarista ha esplorato il mondo di rituali e cerimonie di varie culture che trova espressione tra le strade della capitale britannica. 
Ecco quello che ha scoperto.

Valeria Luongo: visual anthropologist and documentary photographer explored traditional rituals and ceremonies from around the world quietly taking place between the streets of the British capital. 
Here’s what she found.

Index

1) Images
2) Valeria Luongo
3) Il volto mistico di Londra: party psichedelici, immersioni sonore e saune cerimoniali
Inside London’s secretive underground mystical scene

 

  

Images

1
Un partecipante a un evento di DJ set sciamanico organizzato in una chiesa sconsacrata a sud di Londra, nel 2021

A participant poses during a shamanic DJ Set event organised in a disused church in south London, 2021

2, 3
- Huitzomitl: 
artista tatuatore, guaritore e “facilitatore” messicano su un treno urbano di Londra, nel 2019, 
in posa con una ciotola di copale a East London, nel 2020.

mexican tattoo artist, traditional healer and 'space holder' Huitzomitl travelling on the London overground, 2019,
poses with a copal bowl at night in East London, 2020.

4
- Huitzomitl & Ruben Yon'Ton Vucubcame: 
si purificano a vicenda con il copale, una resina vegetale aromatica usata nella medicina tradizionale, Londra, 2019

cleansing each other with copal, an aromatic tree resin used in traditional medicine, London 2019

5
Tatuaggi simbolici sulla pelle di una partecipante a un evento, Londra, 2021

Symbolic tattoos cover the skin of an event participant, London 2021
 
6 
Ruben Yon'Ton Vucubcame:
artista rituale mesoamericano di Anahuac, esegue una danza Wayobi a Londra, nel 2020

mesoamerican Anahuaka ritual artist, performs a Wayobi dance, London 2020
 
Valeria Luongo

“La natura stessa di Londra la rende una città in cui le persone cercano di aggregarsi, perché nonostante abbia molto da offrire, ci si può sentire molto soli a viverci”

"The nature of London makes it a place where people look for communities – because although it offers so much, you can really feel lonely living there"


Il volto mistico di Londra: party psichedelici, immersioni sonore e saune cerimoniali
Inside London’s secretive underground mystical scene
Simon Ingram, Valeria Luongo
(www.nationalgeographic.co.uk & www.nationalgeographic.it)

1) Italiano
2) English

Nel 2019 Valeria Luongo ha incontrato un artista tatuatore e guaritore messicano di nome Huitzomitl.
Avendo celebrato cerimonie spirituali e tradizionali in varie parti di Londra, alcuni hanno cominciato a chiamarlo sciamano, una parola che a Huitzomitl non piace.
Afferma che il termine “sciamano”, parola che è apparsa per la prima volta in lingua russa, si è diffuso nella cultura popolare con un significato che non indica niente di specifico.
Huitzomitl preferisce definirsi un “facilitatore” per coloro che cercano un’esperienza spirituale nel ritmo cittadino di una delle più grandi città europee.
Nel corso del suo progetto fotografico – intitolato Mystic London (Londra mistica, N.d.T.) – Luongo ha incontrato una grande varietà di soggetti umani in questi spazi, coinvolti in intense cerimonie e party psichedelici, immersioni sonore, saune cerimoniali, rituali, pellegrinaggi e canti collettivi. Un’intera rete semiclandestina che attraversa tutta la capitale ha svelato il suo volto in scuole di ballo abbandonate, spazi occupati, parchi e giardini residenziali – una sorta di contrappunto spirituale ai rave illegali degli anni ‘90.
Poi, la pandemia di COVID-19 ha duramente colpito la capitale. Improvvisamente, la ricerca di risposte al di là dei dati e delle percentuali che campeggiavano nei titoli dei media e l’improvviso impatto psicologico di una crisi sanitaria che la medicina non riusciva a risolvere hanno creato una collettività che annaspava nella sensazione di mancanza di controllo portando sempre più persone verso le esperienze che Huitzomitl e quelli come lui offrono.

Misticismo metropolitano
Luongo è una fotografa documentarista nata in Italia che vive a Londra; ha una formazione in antropologia e per anni ha condotto ricerche accademiche in Messico. Il suo progetto è stato originariamente concepito come esplorazione “del contrasto tra vita urbana e ricerca di una connessione con la natura e con il misticismo…come coesistono questi due elementi?” La sua analisi di Londra da questo punto di vista non era puramente logistica, anche se i lockdown a causa del COVID-19 per tutto il 2020 hanno reso questo aspetto non banale.
“Quello della spiritualità è un tema che tratto, nella mia attività di fotografa”, afferma. “All’inizio mi sono concentrata sulle cerimonie tradizionali messicane che vengono celebrate in vari luoghi della città...sono stati questi i primi eventi ad attirare la mia attenzione”. Luongo spiega che il suo intento era capire in che modo il simbolismo e le pratiche appartenenti a diverse tradizioni culturali venissero vissuti in un ambiente come quello della città di Londra, e “perché i suoi abitanti fossero interessati a parteciparvi”.
Poi ha scoperto che il panorama di eventi spirituali della capitale era molto più ampio di quanto si aspettasse, e anche che la tipologia dei partecipanti a questo mix di tradizioni culturali era molto variegata.
“L’elemento che li accomuna è la necessità di sentirsi parte di una comunità”, afferma. “La natura stessa di Londra la rende una città in cui le persone cercano di aggregarsi, perché nonostante abbia molto da offrire, ci si può sentire molto soli a viverci. Quindi è questo che la gente cerca: un gruppo di cui far parte”.

Un crogiuolo di rituali
Ciò che queste persone condividono è quella che potremmo chiamare spiritualità alternativa, che secondo Kevan Kwok, imprenditore, filosofo e organizzatore di eventi australiano che Luongo ha intervistato nell’ambito del suo progetto, è un modo in cui “le persone esperiscono qualcosa di molto diverso rispetto alla propria cultura, ed escono dalla propria zona di comfort”. Kwok afferma che un rituale è un’occasione per vivere un’“esperienza” spirituale, un qualcosa che può avvenire ovunque ed è definito semplicemente come “una sensazione che si avverte come reale, quando si mette da parte l’ego e ci si sente connessi con gli altri e con la natura”. 
Descritte così, non è difficile comprendere perché tali esperienze caratterizzino così tante pratiche culturali diverse. Luongo è stata testimone, tra gli altri, di rituali e tradizioni balinesi e amazzonici, nonché di eventi pagani indu e britannici – e di manifestazioni che presentavano un mix di questi.
“Molti partecipanti potrebbero notare similitudini tra i rituali pagani britannici e le tradizioni di altre regioni del mondo; spesso vengono presi e associati simboli diversi”. E l’altissimo numero di comunità che popolano la capitale non è solo la causa: è il collante.
Huitzomitl, che per molti anni ha vissuto tra il Regno Unito e gli Stati Uniti, descrive la scena spirituale britannica come più coesa di quella americana. “In alcune città statunitensi la società è più segregata, quindi non viene spontaneo partecipare a un evento organizzato da un’altra comunità culturale. Credo che qui ci sia più integrazione”, afferma.
Riguardo alle persone che partecipano a questi eventi, Luongo ha potuto distinguere varie sottocomunità tra coloro che ha incontrato: da chi segue stili di vita alternativi come gli occupanti abusivi, hippy della vecchia scuola e viaggiatori zaino in spalla, agli amanti della natura, dell’astrologia, del soprannaturale e della magia, delle medicine tradizionali, del benessere e delle sostanze psichedeliche – nonché qualcuno dal mondo aziendale in cerca di una pausa dai ritmi frenetici del quotidiano.
“Non tutte queste persone sono credenti o devoti”, afferma Luongo. “A questi eventi puoi trovare anche chi partecipa semplicemente perché cerca l’atmosfera di una festa”. Kwok spiega che gli eventi vengono pubblicizzati “con il passaparola…devi conoscere qualcuno, se vuoi essere invitato” – una realtà quindi non segreta, ma nemmeno immediatamente visibile. 

In cerca di una connessione
La pandemia ha portato con sé una rinnovata enfasi del bisogno del senso di comunità – e a volte le restrizioni sono andate contro al catartico e ritmato flusso degli eventi stessi. Luongo racconta di aver conosciuto persone molto ferme sulle proprie opinioni e posizioni, che erano contro le misure del governo, ma in certi contesti forse proprio questo aspetto “generava un coinvolgimento ancora maggiore tra la gente, perché sentendosi isolate, nel vivere questa crisi esistenziale, le persone sono state ancora più portate a cercare una connessione creativa con l’altro.
Per Luongo, che viveva a Londra da pochi mesi quando ha avviato il suo progetto di esplorazione del volto mistico della città, afferma che questa esperienza le ha permesso di conoscere la città che l’ha adottata in un modo che non aveva previsto.
“Ho iniziato a esplorare zone in cui non ero mai stata e che non avrei visitato. Ho ampliato la mia conoscenza della città, e mi sono resa conto meglio di quanto sia cosmopolita, del fatto che puoi trovarci davvero di tutto”.
Nell’ambito del suo progetto, la fotografa ha chiesto a Huitzomitl quale crede che sia il motore che sta dietro al coinvolgimento che caratterizza gli spazi che sono teatro di questi eventi.
“Le persone che vivono in città hanno bisogno di esperienze spirituali più di chiunque altro, perché sono alienate”, le ha risposto. “Tutti gli esseri umani hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità; e partecipando alle cerimonie, si avverte questa sensazione”.


In 2019 Valeria Luongo met a Mexican tattoo artist and traditional healer named Huitzomitl. He had been officiating over traditional spiritual ceremonies held across London, so some people had taken to calling him a shaman; Huitzomitl didn’t like the word. He said the meaning of ‘shaman,’ originally a Russian term, had been diffused in popular culture to mean nothing particularly specific – and was instead used by people because it was an easy fit. Instead, Huitzomitl described himself a ‘space holder,’ a facilitator for those who wanted to have a spiritual experience amidst the thrum of one Europe’s biggest cities.
(Related: Ancient hallucinogens found inside 1,000 year-old shamanic pouch.)
During the course of her photographic project, which she entitled Mystic London, Luongo found a diverse range of human subjects in many of these spaces. They were involved in intense ceremonies and psychedelic parties, sound immersions, traditional sweat baths, rituals, pilgrimages and chanting circles. Collectively a semi-clandestine network threaded through the capital, it emerged cathartically in disused ballet schools, squats, parks and residential gardens – a kind of spiritual counterpoint to illicit 90s raves.
Then COVID-19 hit the capital hard. Suddenly, the search for answers beyond the inundating, data-driven headlines – and the sudden psychological reckoning of a health crisis medicine couldn’t solve – led more into the spaces Huitzomitl and those like him were holding as people collectively grasped for control.

Mysticism amidst a metropolis
Luongo – an Italian-born, London-based documentary photographer with a background in anthropology – led years of academic research in Mexico. She originally conceived the project to explore “the contrast between urban life and the search for a connection to the natural and the mystic… how do these two elements coexist?” Though COVID-19 lockdowns through 2020 would make it so, her focus on London wasn’t purely logistical. 
“Spirituality is a topic I investigate as a photographer,” she says. “At the beginning I was more interested in the traditional indigenous Mexican ceremonies taking place across the city... these drew my attention.” Luongo explains how she wanted to understand how symbolism and practices arising from a different cultural traditions were experienced in an environment like the city of London – and “why its residents would be interested in participating in these events”.
She later discovered that the web of spiritual happenings in the capital was much wider than she expected. Moreover, there were different kinds of devotees and dabblers who would take part in a mix of cultural traditions.
“The thing that connected them was this need to be part of a community,” she says. “The nature of London makes it a place where people look for communities – because although it offers so much, you can really feel lonely living there. So that’s what people are looking for. To be part of a group.”

Ritual melting pot
What you might call alternative spirituality is the common thread they share – which, according to Kevan Kwok, an Australian entrepreneur, philosopher and event organiser who Luongo interviewed during her project, is a way for “people to feel something really different from their culture, and get outside their comfort zone.” Kwok says a ritual is a good way for people to have a spiritual “experience” – something he says can happen anywhere and is defined simply as “when it feels real, when the ego is put aside and you feel connected to others and nature”. 
Described as such, it’s not hard to appreciate why these experiences cascade through so many different cultural practises. Luongo witnessed amongst others Balinese and Amazonian rituals and traditions, as well as Indu and British pagan events – or elements of all, blended.
“Many participants might see similarities between British pagan rituals and other native traditions from around the world – they take the different symbols and put them together.” And the Capital’s sheer number of communities weren’t just the cause: they were the glue.
Huitzomitl, who has lived for many years between U.K. and the U.S., describes the British spiritual scene as more cohesive than the American one. “In some US cities the society is more segregated so you wouldn’t go to an event organised by another cultural community. I feel there's more integration here”, he says.
As for the people who are attending these events, Luongo recognised distinct subcommunities amongst those she encountered – from those already living alternative lifestyles such as squatters, old school hippies and backpackers, to enthusiasts of nature, astrology, the supernatural or magic, of traditional medicines, wellbeing and psychedelics – and some from the corporate world looking for a break from a rat-race routine.
“Not all these people are strong believers,” says Luongo. “You would meet those who are more like ‘party people’ who would go to these events.” According to Kwok, the events themselves are “word-of-mouth… you need to know someone if you want to get involved” – not secretive, but not exactly out in the open. 
“Not all these people are strong believers,” says Luongo. “You would meet those who are more like ‘party people’ who would go to these events.” According to Kwok, the events themselves are “word-of-mouth… you need to know someone if you want to get involved” – not secretive, but not exactly out in the open. 

Finding a connection
The pandemic brought with it a renewed emphasis on the need for a community – and at times restrictions went against the cathartic, close-knit flow of the events themselves. While Luongo says she definitely met “opinionated” people who were against government measures, she saw “that there was even more engagement from the people, because of being isolated, living through this kind of existential crisis, people wanted even more to create through, and connect with, people.
For Luongo, who had been living in London for a few months before beginning her exploration of its more mystic side, it enabled her to get to know her adopted city in a way she couldn’t have predicted.
“I started exploring areas that I’d never been to, or never would have gone in any case. My knowledge of London became wider. But also my sense of how cosmopolitan it is, how you can find everything.”
During her project the photographer asked Huitzomitl what he sees as the driving force behind the engagement in the spaces he holds. “People in the city need more than anyone else to be spiritual because they are alienated,” he told her. “As human beings, we always need to feel we are part of a community; when they participate in ceremonies, they find it.”


...continua...


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Vimanika Shastra