Samurai – 47 Rōnin


In occasion of the new movie based on the 47 Rōnin 
(Director Carl Rinsch, protagonist Keanu Reeves, upcoming December 2013)
I decided to dedicate today's blog to the true story of the 47 Rōnin

In occasione del nuovo film ispirato ai 47 Rōnin, 
(diretto da Carl Rinsch, con protagonista Keanu Reeves  che uscirà in Italia a Gennaio del 2014)
ho deciso di dedicare il blog di oggi alla vera storia del 47 Rōnin 

Index
13 Immagini - 13 Pictures
Il mio vecchio blog dedicato ai Samurai – My old blog dedicated to Samurai
47 Ronin – Chushingura Spirit of the Samurai
I 47 ronin: una storia di fedeltà
Il significato del Rōnin – The meaning of Rōnin (Italiano & English)
Cinema
 I 47 Rōnin, saggio breve (Italiano)
The 47 Rōnin, short essay compiled by F.W.S (English)




 

 


 


 





Il mio vecchio blo dedicato ai Samurai – My old blog dedicated to Samurai  http://www.dailygrail.com/blogs/KATYA/2006/2/Samurai

47 Rōnin – Chushingura Spirit of the Samurai
Introduction, Understanding Bushido, Tragedy in Edo Castle, Preparing the Revenge,
The Ronin's Attack The Death of Kira, The Sentence, The Legend Lives On, Image Gallery, 
Suggested Products, Version Française

I 47 Rōnin: una storia di fedeltà
L'affronto, La lunga attesa, La notte dell'azione, Il giudizio, 
Approfondimenti: le tombe dei 47 ronin
Approfondimenti: le armi

Rōnin
Italiano
English

Cinema
47 Ronin (2013)
The Last Ronin (2010)
47 Ronin (1994)
The Fall of Ako Castle (1978)
Chushingura: Hana no Maki, Yuki no Maki (1962)
The Loyal 47 Ronin (1958)
The 47 Ronin (1941)

I 47 Rōnin, saggio breve 
Antefatto
La storia dei 47 ronin è una delle più celebrate dell'epopea dei samurai e lo fu ancora di più perchè si verifico proprio nel momento in cui la classe dei bushi (1) stentava a mantenere il proprio senso d'identità, di casta di guerrieri in epoca di duratura pace, classe sociale priva di ogni funzione. 
La storia può essere iniziata partendo dagli insegnamenti di Yamaga Soko (1622 _ 1685) un influente pensatore che scrisse un considerevole numero di opere sullo spirito del guerriero e sul significato dell'essere samurai.
I suoi scritti ispirarono certamente Oishi Kuranosuke Yoshio, samurai e seguace del Signore Asano Takumi no kami Naganori (1667-1701), capo di un ramo del potente clan Asano, signore del castello di Ako, nella provincia di Harima.
Accadde che Asano fu scelto dallo Shogun (2), Tokugawa Tsunayoshi, per essere uno dei Daimyo (3) inviati presso la Corte di Kyoto in visita ufficiale alla famiglia imperiale.
Per assisterlo in questo suo nuovo dovere gli fu assegnato il principale maestro di protocollo del Bakufu (4), Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), col compito d'istruirlo sull'etichetta di corte.
Kira, pare che avesse un carattere a volte difficile e che si aspettasse di essere ricompensato con denaro e regali di valore per il lavoro mentre Asano lo riteneva un incarico svolto semplicemente per dovere su incarico dello shogun.
Tra i due crebbe una forte antipatia e Kira fece ogni sforzo per mettere in imbarazzo il suo allievo.
Finquando, nell'aprile del 1701, la situazione esplose nel palazzo dello Shogun.
Kira insultò Asano ancora una volta, tanto da costringerlo a sfoderare la spada ed a cercare di colpirlo.
Kira fu solo ferito dall'attacco ed Asanno fu posto sotto custodia.
Colpire un altro uomo come gesto di rabbia era contro la legge, fare questo nella casa dello Shogun era impensabile.
Asano non fece neanche il più piccolo tentativo per difendersi durante gli interrogatori dicendo che non avrebbe voluto dare questa seccatura allo Shogun e rammaricandosi solo di non essere riuscito ad uccidere Kira.
Dopo che l'o-metsuke (5) dello Shogun ebbe completato le investigazioni il Bakufu emise la sua sentenza invitando Asano a compiere seppuku (6) e decretando la confisca dei beni per oltre 50.000 koku (7) ad Ako, feudo di Asano, nonchè la condanna agli arresti domiciliari del fratello Daigaku e lo scioglimento del contingente di 321 samurai.
Ad Asano non restò che accettare la sentenza e salvare il proprio onore commettendo suicidio.

La vendetta dei 47 Rōnin
Quando la sfortunata notizia raggiunse il castello di Asano i suoi abitanti furono trascinati dal clamore e si impegnarono in focose discussioni circa il da farsi.
Alcuni erano favorevoli ad accettare il loro destino ed a disperdersi mentre un altro gruppo era intenzionato a difendere il castello e a dare battaglia al Bakufu.
Oishi Kuranosuke, raccomandò ai sostenitori di Asano di abbandonare il castello e di lasciare che la confisca avvenisse pacificamente e di lottare per riabilitare il nome della famiglia Asano e nello stesso tempo preparare la vendetta nei confronti di Kira.
Così, il gruppo dei samurai di Asano - ormai ronin (8) - cominciarono a preparare un accurato piano di vendetta.
Kira non era uno stupido ed aspettandosi qualche attentato alla sua vita da parte degli uomini di Asano incrementò la sua guardia personale e le misure di sicurezza.
Il piano di Oishi fu in primo luogo di placare ogni sospetto prendendo tutto il tempo necessario in attesa del momento giusto.
Per questo scopo finale i 59 ronin che aderirono al piano di Oishi nascosero le loro armi e le armature prima di disperdersi ostentatamente, alcuni cercando lavoro mentre altri, tra i quali lo stesso Oishi, abbandonandosi a vita randagia come se avessero perso ogni speranza per il loro futuro.
Oishi abbandonò la moglie e la famiglia e cominciò a frequentare le case malfamate di Edo (9) gozzovigliando in compagnia di prostitute e facendosi coinvolgere in risse tra ubriachi.
In una occasione, un samurai di Satsuma incrociò Oishi ubriaco in strada e gli sputò addosso dicendogli che non era più un vero samurai.
Valutate tutte queste cose, Kira cominciò a pensare di non essere in pericolo e nel corso di un anno rilassò la guardia.
Fu a questo punto che i ronin colpirono.
47 di loro si riunirono il 14 dicembre del 1702 (12 avevano ceduto ed erano tornati alle loro famiglie) e, dopo aver recuperato dal nascondiglio armi ed armature, si prepararono a cogliere la loro vendetta in quella stessa notte nevosa.
Giunti al palazzo di Kira, in Edo, si divisero in due gruppi ed attaccarono senza alcun indugio.
Il primo gruppo scavalcando la recinzione sul lato posteriore del palazzo mentre il secondo forzava l'ingresso principale abbattendone il cancello con un maglio.
I 61 samurai di Kira furono presi completamente di sorpresa, risposero con spirito e tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti, molti perirono o furono seriamente feriti, mentre solo uno dei ronin perse la vita nell'attacco.
Kira fu scovato nascosto in un ripostiglio e portato al cospetto di Oishi il quale gli offrì la possibilità di suicidarsi.
Kira non rispose e Oishi gli tagliò la testa con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte.
La testa di Kira, pulita e lavata, fu riposta in una cesta e portata al Sengakuji (10), dove Asano era stato cremato.
La testa di Kira e la spada di Asano furono quindi poste ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito.

Epilogo
L'assassinio di Kira mise il Bakufu in grande difficoltà.
Dopo tutto i 46 ronin superstiti non avevano fatto altro che mostrare la lealtà verso il proprio signore come ci si sarebbe aspettato da un qualunque vero samurai, secondo quegli ideali di onore e rispetto del dovere propugnati da molti uomini come Yamaga Soko.
In più, la decisione di costringere Asano al suicidio e di confiscare i beni del suo dominio senza intraprendere alcuna azione nei confronti di Kira e delle sue responsabilità nella vicenda, non era stata accettata con favore e non era stata assolutamente una decisione popolare, tanto che ad un certo punto anche uno degli ispettori incaricati delle indagini aveva protestato contro il verdetto ed era stato degradato.
 Nondimeno il Bakufu decise che il mantenimento dell'ordine dovesse prevalere e così ai ronin fu ordinato di suicidarsi.
Sentenza suggerita da un famoso studioso Confuciano, Ogyu Sorai (1666-1728).
I ronin furono divisi in quattro gruppi ed affidati alla custodia di quattro differenti daimyo, Hisamatsu (Matsudaira) Sadanao, Hosokawa Tsunatoshi, Mizuno Kenmotsu e Mori Tsunemoto.
Il 4 febbraio 1703 Oishi e i suoi ronin procedettero ad eseguire la sentenza. I loro corpi furono quindi portati al Sengakuji per essere cremati tutti assieme e tumulati vicino ad Asano.
La leggenda narra che il samurai di Satsuma si recò al santuario e si aprì il ventre per espiare la colpa di aver insultato Oishi sputandogli addosso.
La vendetta dei 47 ronin continuò ad alimentare controversie per tutto il periodo Edo.
Alcuni sostenevano che Oishi e i suoi uomini di fatto errarono ad aspettare così a lungo rischiando che Kira, avendo più di 60 anni, morisse per cause naturali, rendendo vano il loro piano.
Questa fu ad esempio la posizione di Yamamoto Tsunetomo (autore dell'Hagakure).
Lo studioso confuciano Sato Naotaka (1650-1719) criticò i ronin per essere entrati in azione quando la questione dell'ordine dello Shogun per Asano di suicidarsi era ormai questione chiusa e finita.
Inoltre d'accordo con Tsunetomo deprecò il fatto che i ronin non si fossero suicidati spontaneamente presso il Sengakuji dopo che il loro obiettivo era stato raggiundo.
Poichè consegnandosi al Bakufu ed assogettandosi al giudizio sembrava che avessero sperato in una pena leggera e di continuare a vivere senza provare alcuna vergogna per i crimini comunque oggettivamente commessi.
Allo stesso tempo Naotaka riservò a Kira parole severissime, chiamandolo codardo ed incolpandolo di tutte le morti avvenute negli eventi da lui scatenati.
Altri scrittori non condivisero questa visione.
Uomini come Asami Yasuda (1652-1711) che difese il comportamento dei ronin ritenendolo appropriato senza costituire una sfida alle decisioni del Bakufu, e Chikamatsu che dalla vicenda trasse un'apprezzatissima opera, il Chushin-gura, che divenne subito un classico della letteratura giapponese.
Alla fine, la storia di Oishi e dei suoi ronin si trasformo in una specie di leggenda continuando ad ispirare scrittori e registi di teatro, cinema e televisione.
Ancora oggi il Sengakuji è molto popolare a Tokyo ed è meta di moderni ammiratori di quella lealtà coraggiosa che fu espressione della cultura samuraica del periodo Edo.

Note
(1) Bushi: letteralmente significa guerriero, combattente, deriva da Bu = combattere e shi = uomo, il termine indicava gli appartenenti alla casta dei samurai.
(2) Shogun: capo del governo, deteneva il potere assoluto nel Giappone feudale, dove l'Imperatore assolveva ad un ruolo esclusivamente formale privo di ogni reale potere.
(3) Daimyo: letteralmente significa grande nome, dai = grande, myo = nome della casata, con questo termine si indicavano i feudatari dell'epoca shogunale, anch'essi appartenenti alla casta dei samurai.
(4) Bakufu: era il governo dello Shogun, letteralmente: governo della tenda.
(5) O-metsuke: ispettore generale della polizia dello Shogun.
(6) Seppuku: suicidio rituale.
(7) Koku: unità di misura utilizzata per il riso, 180 litri circa, era equivalente al fabbisogno di un uomo per un anno; il koku veniva utilizzato come unità monetaria, gli stessi daimyo misuravano in koku le proprie ricchezze e rendite.
(8) Ronin: letteralmente uomo onda, erano samurai senza padrone, senza un signore da servire. Samurai sbandati che erano stati al servizio di Daimyo decaduti o sconfitti.
(9) Edo: l'odierna Tokyo, capitale dello shogunato Tokugawa.
(10) Sengakuji: tempio di sengaku in Tokyo.

Appendice
Di 33 dei 47 ronin sono note l'identità e le armi:
OISHI KURANOSUKE YOSHIKATSU, 45 anni, katana, wakizashi, te yari
YOSHIDA CHUZAEMON KANESUKE, 64 anni, katana, wakizashi, naga yari
HARA SOEMON MOTOTOKI, 56 anni, katana, wakizashi, te yari
KATAOKA GENGOEMON TAKAFUSA, 37 anni, katana, wakizashi, te yari
MASE KYUDAIU MASAAKI, 63 anni, katana, wakizashi, o-yumi
ONODERA JYUNAI HIDEKAZU, 61 anni, katana, wakizashi, te yari
HAZAMA KIHEI MITSUNOBU, 65 anni, katana, wakizashi
ISOGAI JYUROZEMON MASAHISA, 25 anni, katana, wakizashi, te yari
HORIBEI YAHYOE AKIZANE, 77 anni, katana, wakizashi, naginata
CHIKAMATSU KANROKU YUKISHIGE, 34 anni, katana, wakizashi, naga yari
TOMIMORI SUKEEMON MASAYORI, 34 anni, katana, wakizashi, naga yari
SHIOTA MATANOJYO TAKANORI, 35 anni, katana, wakizashi
HAYAMI TOZAEMON MITSUTAKA, 42 anni, katana, wakizashi, o-yumi
AKABANE GENZO SHIGEKATA, 35 anni, katana, wakizashi
OKUDA MAGODAIU SHIGEMORI, 57 anni, katana, wakizashi
YADA GOROEMON SUKETAKA, 29 anni, katana, wakizashi
OISHI SEZAEMON NOBUKIYO, 29 anni, katana, wakizashi, yari
OISHI SHIKARA YOSHIKANE, 16 anni, katana, wakizashi, yari
HORIBE YASUBEI TAKETSUNE, 34 anni, katana, wakizashi
NAKAMURA KANSUKE MASATOKI, età sconosciuta, katana, wakizashi, naga yari
SUGANOYA HANNOJYO MASATOSHI, 44 anni, katana, wakizashi
FUWA KAZUEMON MASATANE, 34 anni, katana, wakizashi
KIMURA OKAUEMON SADAYUKI, 46 anni, katana, wakizashi
OHIBA SABUROBYOE MITSUTADA, 51 anni, katana, wakizashi, o-yumi
OKANO KINUEMON KANEHIDE, 24 anni, katana, wakizashi, jyumonji yari
KAIGA YAZAEMON TOMONOBU, 54 anni, katana, wakizashi
OTAKA GENGO TADAO, 32 anni, katana, wakizashi
OKAJIMA YASOUEMON TSUNEKI, 38 anni, katana, wakizashi
YOSHIDA SAWAUEMON KANESADA, 29 anni, katana, wakizashi, naga yari
TAKEBAYASHI TADAHICHI TAKASHIGE, 32 anni, katana, wakizashi, naga yari
KURAHASHI DENSUKE TAKEYUKI, 34 anni, katana, wakizashi
HAZAMA SHINROKURO MITSUKAZE, 24 anni, katana, wakizashi, te yari
MURAMATSU KIHEI HIDENAO, 62 anni, katana, wakizashi, naga yari

Glossario armi
Katana: spada lunga
Wakizashi: spada corta
Yari: lancia (Jyumonji yari, Naga yari, Te yari, vari tipi di lancia di lunghezze differenti e dai differenti tipi di punta).
Naginata: alabarda.
O-Yumi: arco lungo e asimmetrico.
  
The 47 Rōnin, compiled by F.W.S (http://www.samurai-archives.com/)
The story of the 47 Ronin is one of the most celebrated in the history of the samurai. This was perhaps all the more so because it occurred at a time when the samurai class was struggling to maintain a sense of itself - warriors with no war, a social class without a function.
 The tale could be said to have begun with the teachings of Yamaga Soko (1622-1685), an influential theorist who wrote a number of important works on the warrior spirit and what it meant to be samurai. His writings inspired a certain Ôishi Kuranosuke Yoshio, a samurai and retainer of Asano Takumi no kami Naganori (1667-1701), who led a branch of the powerful Asano family.
It happened that Lord Asano was chosen by the shogun, Tokugawa Tsunayoshi, to be one of a number of daimyo tasked with entertaining envoys from the Imperial family. To assist him in this new duty, the Bakufu's highest ranking master of protocol, Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), was assigned to instruct him in matters of etiquette. Kira, it seems, was a somewhat difficult character and expected Asano to compensate him monetarily for the trouble, which Asano held was simply his duty. The two grew to dislike one another intensely, and Kira made every effort to embarrass his student. Finally, in April of 1702, the situation exploded within the shogun's palace - Kira insulted Asano once again, prompting the latter to draw his sword and swing at him. Kira was only wounded in the attack and Asano was promptly placed under confinement.
Striking another man in anger was against the law - doing so within the shogun's palace was unthinkable. Asano made little effort to defend himself during questioning except to say that he bore the shogun no ill will and only regretted that he had failed to kill Kira.
After the o-metsuke (inspector-generals) had completed their investigation of the matter, the shogunate passed down a sentence of death on Asano, ordering him to slit his belly at once. The shogun also decreed that his 50,000-koku fief at Akô in Harima was to be confiscated and his brother Daigaku placed under house arrest.
When the news of the unfortunate event reached Asano's castle, his retainers were thrown into an uproar and argued heatedly over what to do next. Some favored accepting their lot quietly and dispersing as ronin, while another group called for a defense of the castle and an actual battle with the government. Ôishi Kuranosuke, who urged the retainers to give up the castle peacefully and struggle to rehabilitate the Asano family while at the same time preparing to take revenge on Kira, sounded the view that prevailed.
Accordingly, a band of Asano retainers - now ronin - set out on a carefully planned road to revenge. Kira was no fool, and expecting some sort of attempt on his life by the Asano men increased his personal guard. Ôishi's scheme was therefore to lull their quarry into complacency, biding their time while they waited for the right moment. To this end the ronin hid away a cache of weapons and armor before ostensibly dispersing, some taking up menial jobs while others, like Ôishi himself, let it seem that they had lost any concern for their futures. Ôishi left his wife and began frequenting all of Edo's houses of ill repute, carousing with prostitutes and engaging in drunken brawls. On one occasion, a samurai from Satsuma is supposed to have come across Ôishi drunk in the street and spat upon him, saying that he was no real samurai.
Needless to say, Kira began to doubt that he was in any real danger, and within a year had relaxed his guard. It was at that point that the ronin struck. 47 of them gathered on 14 December 1702 and, after donning the armor and taking up the weapons from the cache, they set out on their revenge on that same snowy night. Once at Kira's Edo mansion, they divided into two groups and attacked, with one group entering through the rear of the compound while the rest forced their way through the front, battering the gate down with a mallet. Kira's men, many of whom were killed or wounded, were taken completely by surprise but did put up a spirited resistance (one of the ronin was killed in the attack), though ultimately to no avail: Kira was found in an outhouse and presented to Ôishi, who offered him the chance to commit suicide. When Kira made no reply, Ôishi struck off his head with the same dagger that Asano had used to kill himself with. Kira's head was then put in a bucket and carried to the Sengakuji, where Asano was buried. After Ôishi and the others had given the bloody trophy to the spirit of Asano, they turned themselves in.
The assassination of Kira placed the government in a difficult situation. After all, the 46 survivors now awaiting their fate had lived up to the standards of loyalty expected of true samurai and the ideals propounded by such men as Yamaga Soko. Additionally, the decision to order Asano to commit suicide and confiscate his domain while taking no action against Kira had not been popular (at least one of the inspectors at the time had been demoted for protesting the verdict). Nonetheless, the Bakufu decided that the maintenance of order would once again have to prevail, and so the ronin were ordered to commit suicide - a sentence suggested by the famous Confucian scholar Ogyû Sorai (1666-1728). They were at this time divided up into four groups under guard by four different daimyo, yet once they had all died, their bodies were buried together at the Sengakuji.1 Legend has it that the Satsuma samurai who had spit upon Ôishi in the street came to the temple and slit his own belly to atone for his insults.
The Revenge of the 47 Ronin continued to spark controversy throughout the Edo Period. One view had it that Ôishi and his men had in fact erred in waiting as long as they had, that in so doing they risked Kira dying (he was, after all, over 60) and their efforts coming to naught. This was, for example, the view of Yamamoto Tsunetomo (author of the famed Hagakure).2 The Confucian scholar Sato Naotaka (1650-1719) criticized the ronin for taking action at all, as the shogun's decision to order Asano to commit suicide should have ended the matter there and then. He also shared Tsunetomo's belief that the ronin ought to have commited suicide at the Sengakuji once their deed was done. In giving themselves up to be judged, they appeared to have hoped to receive a light sentence and therefore continue living -a shameful objective, given their crimes. At the same time, Naotaka reserved his harshest words for Kira, whom he called a coward and whose precipitation of the whole affair had led to so many deaths.
Other writers did not share those views. Men like Asami Yasuda (1652-1711) defended the actions of the ronin as being appropriate (if not actually challenging the Bakufu's decisions) and Chikamatsu wrote a favorable play (Chushin-gura) that became an instant and timeless classic. In the end, the Ôishi Kuranosuke and his ronin became the stuff of legend, and continue to spawn books, movies, and television shows at a prodigious rate. The Sengakuji is still a popular spot in Tokyo and a place for modern admirers of what many feel were the finest examples of samurai loyalty to emerge from the Edo Period.
  
1. The daimyo who had guarded them were Hisamatsu (Matsudaira) Sadanao, Hosokawa Tsunatoshi, Mizuno Kenmotsu, and Mori Tsunemoto.
2. See Hagakure (transl. William Scott Wilson, Kodansha), pg. 27  

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