Saint Martin de Corléans
5 Foto e due articoli (1 in Italiano e 1 in Inglese)
su un'eccezionale area megalitica
5 Photos and two articles (1 in Italian and 1 in English)
of an exceptional Megalithic Area
Italiano
Stella Bertarione da www.vdamonamour.it
Siete pronti ad un viaggio nel tempo? Siete pronti ad incontrare il Mito?
Siete pronti ad un viaggio nel tempo? Siete pronti ad incontrare il Mito?
Tutto questo ad Aosta è possibile! E’ nel quartiere occidentale della città che sorge, infatti, un luogo davvero unico e molto particolare: l’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans. Prezioso scrigno di testimonianze archeologiche risalenti fino all’epoca Neolitica (in questo caso il IV millennio a.C.), quest’ area si rivela estremamente suggestiva e densa di emozione. E’ questo, infatti, un luogo dove cielo e terra, uomini e dei, dialogano sin dalla notte dei tempi. Un grande, straordinario, santuario a cielo aperto dove funzioni cultuali e funerarie si sono avvicendate e trasformate nei secoli fino all’utilizzo dell’area a fini non solo sepolcrali ma anche agricoli in epoca romana, per poi approdare (nuovamente) al contatto col divino nell’Alto Medioevo. Un sito “dalle grandi pietre”, questo il significato letterale dell’aggettivo “megalitico”, capace di far rivivere atmosfere lontane, ancestrali, e di catapultare il visitatore in una dimensione remota in cui storia, mito e leggende si mescolano creando suggestioni insolite e pervasive. Non indugiate, quindi, e segnatevi le date di sabato 19 e domenica 20 marzo: in occasione delle Giornate FAI di primavera 2016, avrete l’occasione per iniziare a scoprire questo luogo incredibile! In attesa, naturalmente, dell’inaugurazione vera e propria prevista per il mese di giugno.
SAINT MARTIN…
Già a cominciare dal nome stesso del quartiere possiamo intuire la presenza di qualcosa di particolare.
La spiegazione del “Saint Martin” è molto semplice. Innanzitutto fa riferimento alla presenza della chiesetta dedicata a San Martino e risalente all’epoca romanica. Anche l’attuale parrocchia del quartiere è intitolata a San Martino. Già, San Martino, un santo molto particolare di cui proprio quest’anno, 2016, ricorrono i 1700 anni dalla nascita, avvenuta nell’attuale Ungheria (l’antica Pannonia) nel 316 d.C.
Tra i Cammini d’Europa si annovera, non a caso, anche il Cammino sacro di San Martino che attraversa tutta la nostra regione da Pont-Saint-Martin fino al colle del Piccolo San Bernardo. Un compendio quindi alla Via Francigena che, invece, giunta ad Aosta piega verso il Gran San Bernardo alla volta di Martigny. Come la Francigena anche il Cammino martiniano è nato sulle antiche strade romane e, in Valle d’Aosta, si innesta sul tracciato della Via romana delle Gallie dirigendosi, da Augusta Praetoria, all’Alpis Graia. Dopo aver attraversato tutta la città, il Cammino ne esce proprio in corrispondenza dell’area megalitica. Per chi, come me, è archeologo, di solito la presenza di San Martino è come una “spia”: sì, perché accade molto spesso che edifici di culto a lui dedicati sorgano in corrispondenza o nelle immediate vicinanze di resti antichi, simboli di un paganesimo che la dottrina cristiana ha poi voluto concretamente esorcizzare e sostituire. Occorreva pertanto eliminare queste antiche credenze, i cui strascichi probabilmente si protraevano nel tempo, insinuandosi nella società “spaventata” dalle angosce della fine dell’Impero romano.
…DE CORLÉANS
E “Corléans”? Si tratta di un prediale di matrice romana, intendendo con “prediale” un nome indicante un lotto di terreno, una proprietà fondiaria. L’origine sarebbe da ricercare in un antico Cordelianum, a sua volta derivante da un presunto Cordelius. Ma non è tutto. Echi di lontane leggende riecheggiano in questo nome, collegato alla mitica “capitale perduta” del popolo dei Salassi: Cordela, e al suo fondatore, ossia Cordelo, figlio di Statielo, seguace di Ercole. I miti si intrecciano in queste origini leggendarie di Aosta, alla cui base però si rileva comunque come fosse nota una presenza antica, misteriosa, difficilmente descrivibile altrimenti. Probabilmente si sapeva che in questa zona la Storia aveva lasciato testimonianze particolari, le cui origini e le cui motivazioni affondavano in un’epoca “perduta”, troppo lontana nei secoli e nei millenni perché si riuscisse a meglio contestualizzarla. Ma, col XX secolo, in un modo del tutto fortuito, sarebbero stati gli archeologi a svelare la reale identità di questo enigmatico luogo.
A META’ TRA CIELO E TERRA
Ma cosa si cela in quest’area? Non è questa la sede per entrare nei dettagli, in quanto sarà ancora più emozionante scoprirlo progressivamente insieme alle aperture del sito. Ma aspettatevi.. l’inaspettato! Un’immensa navata a ricordo di quella volta celeste che sempre veniva osservata e consultata. Ogni azione terrena doveva essere in armonia coi moti astrali, con le fasi lunari, coi solstizi e con gli equinozi. L’importanza di un orizzonte disegnato, oltre che dalle stelle, anche da tutte quelle vette e quelle selle che aiutavano a seguire lo scorrere perpetuo di giorni, mesi, stagioni. Luci e ombre si susseguiranno e vi avvolgeranno in questo viaggio straordinario. Una terra sacra, in comunione col cielo; questo ci lasciano intuire anche quei fori allineati sul terreno, un tempo occupati da pali totemici, probabile testimonianza di un antichissimo rito di fondazione. Ne seguì un gesto apparentemente normale per un popolo di agricoltori: l’aratura. Certo, ma questa, oltre che risalire a oltre 5000 anni fa, presenta tracce di semina rituale di denti umani, con particolare predilezione per gli incisivi. Una terra che doveva essere nutrice di uomini, se non addirittura di “giganti”; una terra per la quale si sperava nella crescita e nella moltiplicazioni di stirpi valorose. E’ mito, mito puro. Viene in mente Giasone che, in terra di Colchide, dovette superare tre prove incredibili per conquistare il famoso Vello d’oro. La prima prevedeva appunto l’aratura di un campo mediante due tori che soffiavano fiamme dalle narici; la seconda di seminare i denti di un drago all’interno di un campo appena arato. I denti dell’animale avrebbero generato, con i germogli, una vera e propria armata di guerrieri.
La terza, infine, di uccidere il terribile drago messo a guardia dell’ambito vello d’oro.
In tutte riesce grazie all’aiuto di Medea.
La terza, infine, di uccidere il terribile drago messo a guardia dell’ambito vello d’oro.
In tutte riesce grazie all’aiuto di Medea.
E TRA VITA E MORTE
E poi, loro: le stele. Enigmatiche e misteriose, queste grandi opere di pietra profilate in forma umana sorvegliano l’area come sacre presenze silenziose. Sono oltre 40 e potevano raggiungere i 3 metri di altezza. Dei? Sciamani? Capi tribù? Guerrieri? Antenati? Le domande si rincorrono zigzagando tra i decori geometrici dei loro abiti, tra le spirali dei loro monili e si fermano su quei volti silenziosi, appena abbozzati, ma trasudanti di vibrante sacralità, tutta da interpretare.
Ma non finisce qui, anzi… siamo solo agli albori. Altri allineamenti si ritrovano su questo terreno così intensamente vissuto, frequentato e venerato. Questa volta si tratta di pozzi, pozzi rituali. Al loro interno resti di macine, semi, ciottoli. Offerte agli dei, probabilmente inferi. Cielo e terra; ma anche i mondi dell’ombra dovevano mostrarsi favorevoli.
Un’area di culto, quindi, che poi diventa anche funeraria. Dal III millennio a.C. sono diverse le tipologie di tombe che vengono qui edificate. E per costruirle non si esita a reimpiegare quelle grandi stele già presenti sul posto. Un vero e proprio palinsesto del sacro dove le credenze e le ritualità si susseguono e si sostituiscono in un continuo, eterno, trascorrere di vita e di morte. Una di queste antiche sepolture, una tomba megalitica più imponente delle altre, sorge addirittura al di sopra di un particolare podio la cui forma ricorda una freccia, per molti un pugnale, il cui apice volge a nord-ovest; c’è un motivo? Sicuramente, ma lo scopriremo, poco per volta… così come poco per volta quest’area così emblematica ha svelato e concederà i suoi tesori agli avidi occhi dei visitatori. Anche perché la storia del sito è ancora molto lunga: attraversa i secoli della romanizzazione, del tardoantico, dell’Alto Medioevo, ogni volta restituendo tracce di chi vi visse,
vi pregò, o vi morì.
vi pregò, o vi morì.
L’aspettativa è alle stelle. E a Saint-Martin-de-Corléans, ormai lo abbiamo capito, le stelle possono arrivare a toccare il suolo e a penetrarlo. Perciò, detto questo, vi va di partire, come novelli Argonauti, per un viaggio sorprendente? Arriverete lontano, all’alba della leggenda.
English
(www.stonepages.com)
The prehistoric area of Saint Martin de Corléans, in Val d'Aosta,
contains one of the greatest concentration of megalithic monuments in Italy.
They were discovered in June, 1969, and are spread over an area of over one hectare
(10,000 square metres, or about 108,000 square feet), which is crossed by a city road.
The monuments at Saint Martin de Corléans, which date back to the 3rd millennium BC,
indicate that it was a very important place for over a thousand years.
Its location was probably due to its proximity to two important mountain passes and several metal deposits.
The construction of the site began between 3000 and 2750 BC, with the planting of a series of wooden poles. Before this planting, the ashes of burnt ox skulls were spread at the bottom of the pits that held the poles. The various rows of poles are aligned towards a rock on the mountain in front of the site.
The most likely explanation for this alignment is that the ancient inhabitants of the valley noticed
that the rock in question just hides the Moon on the rare occasions
when it dips to its lowest angle below the celestial equator.
The second phase (2750-2400 BC) started with an extensive ritual ploughing, whose lines are parallel to the orientation of the wooden poles. The ploughed area yielded a large number of human teeth, apparently planted as though they were seeds. Several statue-stele (human figures carved on big stone slabs) were also erected in the same period. Some of these were aligned with the poles and the ritual ploughing, while others were set at right-angles to the alignment. In addition, a number of standing stones, stone platforms and at least seven big ritual pits were added during the same construction phase.
The third phase, between 2400 and 2100 BC, saw the construction of a big dolmen (2.5 x 2.2 m, or about 8.2 x 7.2 feet) with a side entrance and a 15m (49 feet) triangular stone platform, followed by a second smaller dolmen, an allée couverte (a tomb that looks like an elongated dolmen) and a circular tomb. All these monuments were left without a covering mound, just like the Caucasian and Palestinian tombs.
The tombs at Saint Martin de Corléans are usually aligned to local astronomical points, in particular the sunset at summer solstice and the moonset when the Moon reaches its northernmost position. Several smaller tombs were built during a fourth construction phase (2100-1900 BC). The site was then deserted for about 700 years, but from 1200 to 800 BC was again used as a burial ground.
...continua...